Passi di Speranza e di risurrezione
Papa Francesco insegna che la Speranza non è una meta da raggiungere, un «lieto fine», ma è un seme concreto, donato a ciascuno di noi da far crescere nell’annuncio a partire dal nostro quotidiano, in particolare in questi tempi difficili segnati da tanta sofferenza e paura. La speranza ci chiede di mettere in atto un processo di cambiamento compiere dei passi per cambiare le cose e insieme sognare un mondo di giustizia, di fraternità e di pace. E nel nostro percorso di fede non sempre facile incontriamo delle orme luminose che generano Speranza, piccoli progetti che diventano segni del Risorto.
Siamo come quei discepoli che il mattino di Pasqua corrono verso il sepolcro vuoto, che costa fatica e nello stesso tempo alimenta dubbi nella ricerca di una conferma. Solo Maria resta sperando di incontrare il Cristo: cosa che poi avviene. Ci sono corse che non appagano, né rispondono a tante domande che tutti ci portiamo dentro.
La corsa di Pietro e Giovanni si conclude con la visione dei “teli posati là, e il sudario”. Ben poca cosa rispetto a un evento annunciato essere di portata storica: un uomo che risorge dai morti. Eppure ambedue vedono quei piccoli particolari, dei dettagli e credono.
Sono quei dettagli che spingono le persone ad andare avanti e trovare altri segni, parole profonde, non vuote; relazioni sane, non false, quei particolari che sostengono l’associazione Elisabetta d’Ungheria e chi ne fa parte lo sa, sperimentando con la propria vita la Parola che si fa Provvidenza, il tempo donato che diventa relazione, annuncio di vita nuova, rinascita per molti ospiti pellegrini di Speranza. Da questi segni nasce la voglia di continuare scoprendo che «l’annuncio pasquale non è fatto per darci una provvisoria esaltazione immaginativa, è fatto per risospingerci alle radici dove noi elaboriamo le nostre scelte fondamentali. È lì che tutto si decide. Dio guarda nel cuore e non alle nostre chiacchiere o ai nostri riti. È in questa profondità, dove noi ci troviamo di continuo al bivio fra morte e vita, che decidiamo di noi stessi e decidiamo del futuro del mondo (cf. E.Balducci)»
Sono dettagli che ogni volontario ricerca e sperimenta con coloro che si avvicinano offrendogli amicizia, una convivialità la condivisione di un pasto di una chiacchierata. Esperienze che mettono in risalto i propri limiti ma diventano ricchezza di relazione, perché “pur nella loro fragilità e nei loro problemi di vita queste persone svantaggiate hanno tantissimo da insegnarci in quanto a semplicità in quanto a capacità di chiedere aiuto in quanto a sensibilità e anche fede”.
Queste testimonianze ci spingono a rivedere i nostri cammini e chiederci: le nostre corse ci fanno vedere i segni del Risorto nelle persone che incontriamo? Siamo veramente strumenti della sua Provvidenza? Riusciremo a far nascere una vera solidarietà e poter dare un volto un nome e una dignità a tutte quelle persone dimenticate dalla società ma che meritano una dignità come ogni essere umano?
diacono Luigi,
S. Pasqua 2025
volontario della Casa Elisabetta
La voce del presidente dell’associazione Elisabetta d’Ungheria
Durante il nostro ventottesimo anno di attività nel servizio con i nostri fratelli senza dimora, ci siamo trovati in gravi difficoltà, dovute al mancato rinnovo per l’utilizzo degli spazi dove avevamo il dormitorio per ragioni di sicurezza, e alla mancanza di disponibilità di spazi altri da parte delle organizzazioni da noi interpellate, ci faceva temere il peggio. Quando ormai, anche lo sperare nella Provvidenza sembrava inutile, ecco apparire don Daniele alla nostra porta. Una sera d'inverno, assieme a Sonia del consiglio Pastorale, ci vennero a trovare presso la comunità di S. Carlo dove avevamo a disposizione un salone adibito ad accoglienza notturna. Da lì la Vostra Comunità ci propose, come testimonianza del Vangelo nel servizio al Povero, di usufruire dell'appartamento di sua proprietà al civico 20. Dopo aver effettuato le pratiche burocratiche, eccoci pronti per vedere nascere nella Vostra Comunità la nostra nuova casa di accoglienza "Casa Elisabetta". Abbiamo potuto vivere, grazie a voi, il nostro 29 esimo anno di attività, da febbraio a maggio 2017, e iniziare il 30esimo anno, a Novembre 2017. Con il cuore siamo a ringraziare la Vs comunità che ci ha dato un appartamento in grado di avere 14 posti letto, che dà la possibilità di ospitare circa una quarantina di persone per anno, dando loro un riparo e un luogo sicuro dove poter sentirsi "Casa". Con alcuni di loro, grazie ad un posto sicuro e al lavoro di tutti i Volontari e le istituzioni civili, è stato, e speriamo sarà possibile creare dei " percorsi" di reintegro in società, partendo da Casa Elisabetta e passando poi per il nostro progetto di seconda accoglienza "In cammino con il Samaritano". È stato bello vedere come, alcune famiglie della vostra comunità si siano rese disponibili chi nel preparare delle cene, per i nostri ospiti da consumare in Casa Elisabetta, chi invece si è messo a disposizione per far volontariato in modo attivo presso la nostra struttura, come volontario e volontaria serale. Nella vostra comunità, con il Consiglio Pastorale e il parroco, si è instaurato un rapporto di fiducia e di amicizia profondo e collaborativo, qualità che sono difficili da trovare ai giorni nostri. Noi come associazione, apriamo le nostre braccia a chiunque di voi voglia venire a vedere, vivere o a fare servizio attivo di volontariato serale e notturno presso Casa Elisabetta, per restituirvi attraverso la felicità dell'incontro con chi è più sfortunato, tutta la gioia che voi avete dato a Noi. È bello per noi vedere questa reciprocità. É importante la testimonianza che la vostra comunità ha il CORAGGIO di dare a tutta la Città. Vivere Cristo nei e con i fratelli meno abbienti di noi è testimoniare la Vera presenza di Dio. Chissà se quasi due anni fa, quel "Povero Cristo" che ha chiesto, attraverso il vostro parroco, a tutti quanti voi un riparo dal freddo per poi sparire e dare vita a questo “segno”, chissà che non sia stato proprio Cristo che è venuto a incontrare ognuno di noi attraverso un semplice bussare alla porta e non solo del nostro Cuore.
Il presidente dell’associazione Elisabetta d’Ungheria
Alessandro Brunone
Dicembre 2017