Una Chiesa giovane

Dicembre 2004. Mi sembra una data ormai lontana, in realtà sono trascorsi solo tre anni dal trasloco, finalmente in una casa abbastanza grande per la nostra famiglia, ma abbastanza vicina alla precedente, da poter rimanere in zona: condizione imposta da noi figli e -credo- nociva alla salute economica dei  genitori.

Oggi  mi chiedo, con un po’ di senso di colpa,  se abbia avuto senso una simile pressione , o per meglio dire una vera e propria ‘crociata', per non abbandonare i luoghi e gli amici di sempre, in una parola la parrocchia.

Allora mi soffermo a pensare a cosa significhi essere parte di una comunità,  fondata sulla fede cristiana e soprattutto su quale sia al suo interno il posto proprio di un giovane, che per sua natura è “in ricerca”. Certamente altri, magari specialisti: psicologi, sociologi, teologi, hanno già risposto esaurientemente al quesito; ma io ho bisogno di trovare una risposta personale che motivi il mio essere comunità del Sacro Cuore. Anche perché alcune letture mi sembrano molto superficiali e generiche. Come quelle che attribuiscono l’autenticità e la maturità della fede soprattutto agli adulti, ritenendo i giovani interessati a modelli di vita meno esemplari e più mondani. Certamente in alcuni casi è così: è innegabile, ad esempio, che la maggior parte degli adolescenti la domenica mattina preferisca stare a letto piuttosto che andare a messa; (forse però bisognerebbe chiedersi se la comunità ha saputo farsi testimone della bellezza dell’incontro eucaristico). O altre persone che ritengono veri cristiani solo i papa-boys.

Ma io credo che la realtà e il cammino spirituale di  un giovane siano molto più ricchi e complessi di quanto solitamente si vuol far credere, perché  egli si trova nell’età in cui  non  vede ancora un posto ben definito all’interno della società, quindi un periodo difficile, di ricerca, di sfida a se stessi, di confronto, di speranza e di ricerca di una fede matura autonoma.

A me pare che ci sia nel Nuovo Testamento un testimone che possa veramente essere rappresentativo della giovinezza, ed è in effetti il ‘giovane’ per eccellenza, nell’economia del Vangelo: Giovanni, “il discepolo che Egli amava”.

È un personaggio per alcuni aspetti un po’ strano, diverso da molti altri, che durante la vita di Cristo non compie mai atti appariscenti, anzi rimane a lungo nell’ombra; non è a Lui che viene affidata la “missione del Padre”; non è quasi mai il protagonista della situazione; ma è colui che è sempre vicino a Gesù, magari semplicemente con un abbraccio o il suo pianto. È una presenza discreta della cui importanza ci si accorge solo al momento della crocifissione. Come molti ragazzi, non ha una grande sicurezza, dimostrata invece da altri apostoli, non si espone; al giorno d’oggi diremmo: “non si capisce quale sia la sua opinione”. L’interesse di Cristo, però, non sembra incentrato su questo, bensì su quello che è forse il più semplice e vero dei sentimenti: l’amicizia; proprio ciò che un ragazzo cerca in un gruppo, in una comunità, senza magari volere o riuscire a raggiungere alti livelli, ma semplicemente amando e sentendosi accolto.

Mi piace anche pensare, laddove si racconta nel Vangelo della visita al sepolcro di Pietro e Giovanni e si dice “Andavano tutti e due di corsa, ma l’altro discepolo corse più in fretta di Pietro e arrivò alla tomba per primo” (Gv. 20,4) scorgendo quindi per primo il mistero della Resurrezione, che il Signore abbia un occhio di riguardo per noi giovani, spesso insicuri e semplici; o meglio che ci voglia svelare il suo messaggio; che ci voglia come suoi amici, nient’altro, che gradisca il nostro entusiasmo di correre verso Lui.

Il sentirmi parte di questa comunità è un dono, ma è anche la certezza di camminare sul sentiero giusto perché, come  San Tommaso, io posso vedere frutti importanti che la parrocchia ha saputo produrre quando ha salutato alcuni dei suoi preziosi giovani con le celebrazioni o il recital di qualche anno fa; nelle numerose giovani famiglie che si sono formate e che sono prova di amore, disponibilità, impegno gratuito nella società e nel mondo del lavoro; nelle molte persone che gratuitamente si dedicano ai giovani e ai piccoli nello sport; ma anche nella sollecitudine missionaria che ci aiuta a spalancare le porta a chi ha meno di noi.

Sì, forse abbiamo nociuto alla salute “economica” dei nostri genitore, ma abbiamo contribuito alla nostra e loro salute affettiva e spirituale.

 

Don Gianmarco

Orario Sante Messe al Tempio

 

Giorni Feriali: Sante Messe: ore 15,30 e ore 18.30
Sabato: Santa Messa: ore 18.00
Domenica:

Sante Messe:

ore 8,00; ore 10,00; ore 18,00